newsGoal 5 nel 2023 – più donne al potere, meno vittime di violenza, ma è davvero così?

28 Novembre 2023

L’Italia sta cercando di allinearsi all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritto nel 2015 da 193 paesi ONU, ma i numeri non sono confortanti: potrebbero volerci 132 anni (calcolo svolto nel 2022 nel Position Paper del gruppo di lavoro ASviS) per raggiungere la piena parità di genere e l’annullamento del divario fra i sessi. Ma com’è davvero la situazione oggi?

Secondo il rapporto ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) per il 2023 (con dati raccolti negli ultimi due anni), il nostro Paese quest’anno avrebbe fatto un passo in avanti per quanto riguarda il Goal 5 di questa Agenda, che riguarda la parità di genere. Se nel biennio 2020-21 l’indice di valutazione del Gender Equality Index era rimasto fermo a 63 punti e nel 2022 si era alzato a 65 punti, nel 2023 ha raggiunto i 68 punti (su un massimo di 100). Questo passo avanti, sempre secondo l’ASviS, è tuttavia limitato, soprattutto anche per il fatto che in generale, in Europa, quasi nessun Paese “cita questo Obiettivo come prioritario, relegandolo in sestultima posizione” (Rapporto ASviS 2023). L’Italia è al 79esimo posto su 146 Paesi del Global Gender Gap Report 2023: una posizione che fa già discutere di per sé, se non fosse che è retrocessa di sedici posti rispetto al 2022. Sul podio nella classifica generale GEI europea 2023 abbiamo la Svezia, con 82,2 punti, seguita dall’Olanda e dalla Danimarca (rispettivamente 77,9 e 77,8 punti); la Spagna è al quarto posto, la Francia al sesto e la Germania undicesima, appena sopra la soglia della media europea: l’Italia, invece, al quattordicesimo posto, appena sopra Malta.

Sempre parlando del nostro Paese e dei vari criteri del GEI, l’incremento positivo più significativo è nell’ambito del potere (ossia quante persone di genere femminile occupano posizioni di potere attualmente in Italia), con un aumento del 5,8: tuttavia, analizzando singolarmente le diciture, ci si rende conto che attualmente gli organi di governo sono composti per il 31% da donne e per il 69% da uomini. Nel 2022 la percentuale differiva di almeno dieci punti: 43% la presenza femminile nelle posizioni di governo, il 57% quella maschile; i membri donna di Senato e Parlamento sono in linea con il dato europeo, il 33%. Se invece si guardano gli enti locali, la situazione ha il divario più ampio: 24% donne, 76% uomini.

Altra categoria in crescita è quella del lavoro: su una popolazione presa in considerazione dai 15 agli 89 anni, il 27% delle donne single ha un contratto full time, così come il 59% delle madri single e il 51% delle donne in una relazione stabile con figli. Sono dati che, per qualche punto, si allineano alla media europea. A confronto con i dati degli uomini nelle stesse categorie, però, ci si rende conto che c’è ancora molto lavoro da fare: il 54% degli uomini single è impiegato in un rapporto di lavoro full time, così come l’82% dei padri single e addirittura l’88% degli uomini in una relazione stabile con figli. Anche qui, il dato si allinea a quello europeo in ogni categoria. Parlando di possibilità di carriera, su una scala da 0 a 100 punti le donne single hanno un punteggio di 53 (in Europa la media è 60), dato che resta stabile anche nelle altre situazioni prese in causa.

L’ultimo dato in crescita che però va considerato in negativo è quello del tempo: è quello più in aumento, con il +8,1, e si riferisce al tempo impiegato occupandosi di cura di altre persone (molto spesso familiari), del lavoro domestico e delle attività sociali. Sia che si parli di età, che di istruzione, che di differenti tipi di famiglie, in generale il dato riferito alle donne è di molto maggiore rispetto a quello degli uomini, soprattutto nella categoria della cucina e dei lavori di casa. Le donne lavoratrici che svolgono attività nel tempo libero sono sempre meno della loro controparte maschile, così come nella media europea.

Sebbene ci stiamo avvicinando sempre di più agli standard europei, c’è una categoria che non viene considerata nel calcolo del GEI: quella della violenza. Nel 2021, secondo il rapporto, 720 donne sono state uccise in 17 Paesi europei dal partner o da un membro della famiglia; in Italia, sono 70 le donne uccise quell’anno dal fidanzato, marito, compagno o ex, e 125 femminicidi totali nel 2022 (una stima estrapolata sempre dal Position Paper del gruppo di lavoro ASviS). Nel 2023, a oggi, le vittime di femminicidio da parte di partner o ex partner sono 39, e 106 in totale: un dato diverso, rispetto agli anni precedenti, ma comunque presente. Secondo l’ISTAT, infatti, il numero di omicidi in generale è diminuito, ma quello dei femminicidi è quasi sempre costante (IlSole24Ore).

Sono stati fatti dei gran passi avanti rispetto a dieci anni fa (nel 2013 il punteggio GEI generale era di 53.3) ma ci sono ancora grosse lacune da colmare: la violenza di genere soffre di buchi normativi che quasi annullano questi progressi, soprattutto per quanto riguarda l’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole e il senso di sfiducia che le donne vittime di violenza provano nei confronti delle Forze dell’Ordine, soprattutto nel momento della denuncia della stessa. Non resta che sperare in un cambio di rotta da parte della società, la probabile vera “colpevole” in questo momento di alcuni dei comportamenti degli uomini, oppure una mossa decisiva del governo, tale da impedirli (o quantomeno limitarli).
Nel dubbio, noi continueremo a lottare.

Beatrice Tabacchi

Fonti:
https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2023/country/IT
https://asvis.it/goal-5-parita-di-genere/
https://2023.festivalsvilupposostenibile.it/public/asvisfestival23/files/Pubblicazioni/
PositionPaperASviSGoal5_eguaglianza_genere.pdf

https://www.ilsole24ore.com/art/in-italia-cala-numero-omicidi-ma-non-quello-femminicidi-
AFLvJciB?refresh_ce=1

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